giovedì 19 gennaio 2012

IL RE NERO

Finalmente su TETTEMUTANTI  mi occupo del mio argomento preferito, che si può intuire dal nome del blog, ovvero fantascienza. E ammetto che mi fa ancora più piacere farlo per la prima volta parlando di SF italiana. In questo caso si tratta di un romanzo, vincitore del premio Urania 2010, “Il re nero” di Maico Morellini. Da lettrice l’ho divorato e mi ha appassionato come storia, ma soprattutto mi ha entusiasmato lo scenario e l’ambientazione. Il mondo del Re Nero è la provincia emiliana, federata in una mega città-stato indipendente, basata su una tecnologia all’avanguardia e su una rigida compartimentazione sociale: Polis Aemilia è in realtà un covo di vizi e malaffari. Protagonista è Riccardo Mieli investigatore privato che deve risolvere un caso di omicidio con risvolti politici che toccano gli alti funzionari della polis. Mieli cammina sulla cristalleria, ma è presentato sin da subito come un “sopravvissuto”, un genio del suo campo rivalutato perché fondamentale nella risoluzione di una grossa crisi interna alla polis, avvenuta tempo prima: la crisi dei Dissonanti. I Dissonanti sono esseri mutati geneticamente, con un sistema biologico ricombinante, in realtà cavie umane, manipolate nei laboratori del vero centro del potere occulto della polis: il Policlinico. I Dissonanti dopo la crisi sono stati tutti eliminati e i pochi sopravvissuti rinchiusi, ma dietro di loro hanno lasciato talmente tanto sangue e morte che nella Polis non possono più nemmeno essere nominati. Ora l’alfiere dei Dissonanti, il Re Nero è tornato e ha un unico obbiettivo: sconvolgere di nuovo la vita della Polis.
L’elemento più interessante del romanzo è la visione del potere scientifico (soprattutto medico) come strumento di oppressione sia a livello collettivo che individuale. I Corpi medici immaginati da Morellini hanno dimenticato il giuramento di Ippocrate da un bel pezzo, per diventare una struttura poliziesca di repressione, che controlla la vita dei cittadini, mantenendo il dominio sulla salute (o sanità, che diventa chiaramente un concetto relativo). Rovesciando il paradigma (italiota) del buon dottore, il Re Nero mette in scena una bioscienza spregiudicata votata a una deriva entropia di autodistruzione. Il conflitto costante fra controllo e anarchia, unito all’ambiguità morale del protagonista (e del suo doppio, il Re Nero) in bilico costante fra bene collettivo vs. bene individuale, rendono il romanzo un ottimo noir fantascientifico. Il libro risente di una leggera incertezza (più che perdonabile per un primo romanzo) e si lascia andare a momenti troppo scontati nei meccanismi di genere (soprattutto in certi passaggi di detection con alcuni dialoghi superficiali e didascalici) e ripetizioni nella complessa messa in scena dello scenario fanta-politico. Purtroppo sul finale l’impressione è che l’autore abbia risolto l’intreccio in maniera troppo veloce, con un effetto di incompiutezza che lascia al lettore la vogia di un sequel (e questo è buono) anche se l’autore ha dichiarato di essere al lavoro su tutt’altro. Sarebbe un peccato: credo che i Dissonanti e Mieli avrebbero ancora molto da offrire, ci sono decisamente tutti gli elementi per una saga.  

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